Il principe del make up potrebbe farci finire in bruttissimi guai, ecco perché se vedete tante donne in giro con una bella tinta labbra scarlatta, il pericolo è in agguato e più vicino di quanto possiamo immaginare.
Più di un taglio di capelli nuovo di zecca, è il rossetto il simbolo di una femminilità prorompente, pericolosa e volutamente provocatoria. Come se la scelta di una tinta labbra scarlatta possa davvero fare la differenza o influire poi sull’essere donna. Fatto sta che si è sempre associato il rossetto a qualcosa di impuro e poco angelico, capace di trasgredire le norme sociali.
Eppure, è stato studiato negli ultimi anni come l’aumento dei volumi di vendita di rossetti – che siano liquidi, matt o lipstick poco cambia – sia correlato ad un brutto presagio nel futuro. Per farla breve, se vedete tante donne in giro col rossetto, non solo il pericolo è in agguato, ma è anche più vicino di quanto possiamo immaginare. Insomma, ad ogni catastrofe planetaria, è come se corrispondesse un boom della vendita di rossetti.
Proprio per questo, dopo l’attentato alle torri gemelle, nel 2001 Leonard Lauder, presidente del consiglio di Estee Lauder, creò il Lipstick Index, ovvero indice sulla vendita di rossetti per prevedere future recessioni. Così più tinte labbra si vendono sul mercato, più il rischio di recessione economica è imminente.
La recessione economica secondo Lauder: tutta colpa del rossetto
Lauder ha affermato come le vendite di rossetti possano essere un valido indicatore economico della situazione attuale. Tutto, infatti, è a misura di rossetto. In questo caso, le tinte labbra tendono ad essere inversamente correlate alla salute economica di un paese: più se ne vendono e più uno o più Stati sono in difficoltà. Ma perché proprio il rossetto?
Alla base della “teoria” di Lauder, vige la convinzione secondo cui si sostituiscano gli acquisti più costosi, come vestiti e scarpe, con prodotti più accessibili in tempi di difficoltà economica, proprio come i rossetti, capaci di stravolgere o dare quel tocco in più look a un look scialbo oppure visto e rivisto.
Si tratta, ovviamente, di un fatto curioso e magari di una mera causalità. Eppure, come si legge in un articolo de ‘Il Foglio’, secondo i dati di settore riportati da ItaliaOggi, nei primi tre mesi del 2022, sono stati venduti il 48% di rossetti in più, in una sorta di profezia che si autoavvera tra bollette ai massimi storici e inflazione che la fa da padrona pure per comprare un chilo di pasta.
Negli anni, però, le successive recessioni, inclusa la recessione della fine degli anni 2000, hanno in parte sconfessato l’indice di Lauder, proprio perché sono col tempo diminuite anche le vendite di rossetti, in virtù di un’economia ridotta all’osso, pronta a eliminare qualsiasi acquisto che non sia prettamente necessario. E un rossetto, in queste circostanze, non lo è mai, malgrado possa fare dei veri e propri miracoli con l’umore.
Al contrario, le vendite di rossetti hanno registrato una crescita proprio durante i periodi di maggiore attività economica. Molti quindi hanno convenuto che la coincidenza del 2001 sia da attribuire a un maggiore interesse per i marchi di cosmetici progettati da celebrità. Ma il 2022 potrebbe essere proprio quell’eccezione che conferma la regola.